Muoversi in Torino con i mezzi pubblici

Come in tutte le grandi città, in Torino, per andare da una parte all’altra, soprattutto al di fuori del centro, è necessario utilizzare un mezzo dotato di ruote e di propulsore, che sia a muscoli o a benzina.

Il servizio di mezzi pubblici in città, cintura e provincia è gestito da GTT. per potersi muovere è necessario essere dotati di biglietti o di carnet. In parole semplici alla prima salita su un qualunque mezzo pubblico in città è necessario bollare il biglietto (o strisciare la tessera del carnet), questo sarà valido per i 90 minuti successivi dandovi la possibilità di saliere e scendere da qualsiasi mezzo. E’ compreso un solo passaggio in metropolitana. Il biglietto ordinario al momento costa 1,50€. Se non ce l’avete potete salire sul mezzo pubblico e comprarlo dalla macchinetta rossa a bordo, al prezzo di 2,50€ (monete contate, senza resto). Non bollare ed essere beccati ha un prezzo superiore a 100€, lo sconsiglio.

Una nota che riguarda il carnet per più corse. Permette di risparmiare sul singolo biglietto, ma non permette l’utilizzo contemporaneo di più biglietti per più persone, quindi se siete in 4 potete bollare 4 biglietti singoli, oppure dovete avere un carnet di 5 o 15 corse a testa.

Ci sono anche molte opzioni per durate più lunghe (4h o giornate intere), qui tutti i dettagli.

Il servizio di mezzi pubblici torinese è integrato in Google Maps, pertanto, se siete dotati di smartphone (o di connessione ad internet, per la pianificazione), aprite l’applicazione, vi localizzate, trovate la fermata più vicina e avrete accesso agli orari dei passaggi calcolati in tempo reale oppure al calcolo automatico dei percorsi in base alla posizione dei mezzi sulla rete. Se invece avete un telefono “semplice”, ad ogni fermata c’è un numero identificativo ed un numero di cellulare, mandate un sms e vi tornerà un messaggio con i prossimi passaggi dei mezzi da quella fermata. Da gennaio 2016 c’è un bot di Telegram (@gttorari_bot)che vi permette di sapere gli orari dei passaggi in tempo reale e l’ubicazione delle rivendite di biglietti nelle vicinanze

la rete dei mezzi pubblici è molto attiva dalle 7 alle 20, prima o dopo i passaggi sono più diradati, informatevi prima di muovervi a tarda sera o la mattina all’alba. non ci sono mezzi solitamente dall’1 di notte alle 3 del mattino. Il sabato sera esiste una rete speciale, denominata Night Buster con alcune linee di autobus che viaggiano fino alle 5 del mattino dal centro verso la periferia.

la Metropolitana automatica, in una sola linea, è da provare, anche se non ne avete bisogno. Salire sul treno e vederlo viaggiare senza autista fa un certo effetto. Soprattutto se siete nella prima carrozza e guardate i binari ed il tunnel davanti a voi. Qui gli orari

La mappa dell’intera rete le trovate appesa (quasi) ad ogni fermata, a questo link

Attenzione che nei festivi la rete dei mezzi cambia leggermente.

Torino panoramica

Ed eccoci ad un altro post sulle cose interessanti da vedere/fare a Torino. Come quasi ogni città ci sono dei posti che permettono di vederla dall’alto, in tutto il suo splendore e dove ci ci può divertire a trovare i corsi principali, i monumenti, la Mole Antonelliana, il nuovo e “bellissimo” grattacielo… Vi presento un po’ di luoghi e qualche dritta per arrivarci.

Mole Antonelliana

E’ il monumento più alto di Torino e non è superato neanche dal nuovo grattacielo ancora in costruzione. Si può salire con il bellissimo ascensore che pare sollevarvi nel vuoto, visto che è tutto in cristallo e passa in mezzo alla maestosa cupola (dentro la quale c’è il Museo Nazionale del Dinema, assolutamente da vedere). Dalla cima si può vedere tutta la città, dalle montagne che le fanno da cornice a nord e a ovest fino alla collina a sud-est. Se andate la mattina avrete buona visuale sulle Alpi e pessima sulla collina, la sera viceversa, con il tramonto dietro le montagne. L’ascensore costa 6€ ed è aperto tutti i giorni tranne il lunedì. Abbandonate l’idea di arrivarci in auto, è in una zona pedonale e molto centrale. Usate il bus oppure parcheggiare in Piazza Vittorio Veneto (parcheggi sotterranei) e fate 4 passi in via Po per raggiungerla.
Vista di Torino dalla Mole Antonelliana

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Parco della Pellerina

Torino ha molti parchi all’interno della città, non saranno grandi come Central park a NYC, ma riescono comunque a dare grandi soddisfazioni. Uno di questi è il Parco della Pellerina.

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Moltissimi sentieri liberi da auto immersi in boschi e prati vi isolano completamente (o quasi) dai rumori della città, ideale per un po’ di relax o un pic-nic nel fine settimana (ma dovete arrivare presto, soprattutto in estate). Sede temporanea di circo e giostre e con due laghi e uno stagno naturale, creatosi nell’alluvione del 2001, pieni di fauna. Per i bambini è una meta molto interessante.

Ci sono aree per i cani, aree gioco per i più piccoli, qualche bar, panchine al sole o all’ombra, una pista di pattinaggio.

Se voltete riposare un po’ dopo aver camminato in lungo ed in largo questo è il posto giusto

E se avete la passione della fotografia è un posto per ogni tipo di foto, dai colori mutevoli con le stagioni e con tramonti che difficilmente un altro posto in città vi potrebbe dare.

Se volete fare un giro in bici è il parco più adatto, ogni viale è percorribile senza problemi, tranne dopo grandi piovute visto che la maggior parte sono viali sterrati. Si può arrivare in bici dalla lunghissima ciclabile che lo collega con il Parco Ruffini (più piccolo e più asfaltato della Pellerina).

Come tutti i parchi è da evitare dopo il tramonto.

Parcheggio gratuito lungo tutto il perimetro, durante i giorni di giostre e nei fine settimana estivi trovare parcheggio sarà un po’ difficile.

Lo stai facendo sbagliato

Azienda con 200 persone, molte delle quali usano il PC per lavorare collegandosi ad un server dove è installato il gestionale. Se il server si ferma, possono tutti giocare al solitario, anche se è stato rimosso da tutti i PC.

Questo server, fondamentale per l’azienda ha indirizzo IP 192.168.1.1. Nessun problema, all’interno di una rete un IP vale l’altro. E invece no.

Il server smette di funzionare, ma risponde correttamente al PING. Come se tutte le connessioni fossero chiuse, nessuno lo raggiunge più. Vabbè, lo riavvii. Niente. non riesci a collegarti neanche per la gestione. Ti alambicchi il cervello e poi decidi di avviare il network scanner per capire quali porte sono rimaste chiuse sul server. Fai la scansione e ti accorgi che il nome del server “PRODUZIONE” è diventato “ALICEMODEM”.

ALICEMODEM. ALICEMODEM!!!! (parolacce a piacere a profusione)

Apri l’interfaccia web e in effetti un fantastico modem di Alice ti chiede la password di accesso. Scrivi “admin” ed entri.

Per i non avvezzi alle questioni di rete faccio una piccola spiegazione. In una rete gli indirizzi IP devono essere univoci, non è ammesso un indirizzo IP duplicato, se no i pacchetti di dati non sanno dove andare. Immaginate se vi dicessero di andare in via Roma 15 e il navigatore vi chiedesse “in via roma 15 o in via roma 15?” non sapreste dove andare. Altra nozione tecnica: solitamente i router che di mettono a casa per la connessione ad internet hanno indirizzo IP assegnato pari a 192.168.1.1. Avete fatto 1+1?

Ecco questo è il problema. Ma non il solo. Perché un normale router ha anche una funzione che si chiama “DHCP server“; quando un PC viene acceso lui si presenta in rete e chiede “che indirizzo devo utilizzare?” il DHCP server gli risponde “Usa questo indirizzo: 192.168.1.x” e il PC lo usa. Ma se i DHCP server in rete son due, chi assegnerà l’indirizzo? Il primo che capita. Quindi indirizzi duplicati in giro per tutta la rete.

Dove eravamo rimasti? Ah, sì, entrato con la password “admin”. Fatto accesso alle impostazioni di rete, cambiato l’indirizzo IP in uno completamente diverso tipo 192.168.252.15 e disabilitato il DHCP. Salvate le impostazioni e magicamente il server “PRODUZIONE” ha ripreso a funzionare.

L’idea di dare al server più importante dell’azienda l’indirizzo 192.168.1.1 non è stata proprio furba, ma se becco chi si è portato il proprio router di casa in azienda attaccandolo alla rete gli vorrei tanto riservare uno speciale trattamento.

 

L’ho comprato ed è mio. Invece no

Parliamo di materiale digitale ovviamente. la cosa mi sembra alquanto grave ed è bene sottolineare come si sta muovendo il mercato.

Nell’era pre-iTunes/amazon/etc se volevo compare musica, mi recavo in negozio, sceglievo il CD, pagavo e me lo portavo a casa. E’ mio! Che ci faccio se è mio? Lo ascolto milioni di volte, su qualunque dispositivo, anche lo stereo di un amico, lo posso prestare e in ogni caso, fino a quando non lo getterò via, il CD resterà nella mia collezione.

Adesso è più facile, basta aprire il programma, dare il numero di carta di credito e scegliere il CD (che non è più un CD) da scaricare. Pago, in pochi minuti lo scarico ed è mio! E invece… no. La “sottile differenza” è che non è mio, ma il venditore me ne concede l’uso in licenza, come se me lo noleggiasse a tempo indeterminato. ma se lo voglio prestare ad un amico non posso, non posso ascoltarlo in un dispositivo non registrato a nome mio e non potrò tenerlo per sempre nel mio scaffale digitale. perché se il venditore lo desidera, me ne può togliere il diritto d’uso ed io non lo avrò più. Senza avere i soldi indietro, ovviamente.

La stessa cosa vale per i libri, come venuto alla ribalta con il recente caso di Amazon che ha cancellato un account senza addurre motivazioni e, di fatto, cancellando tutti i libri comprati senza restituire i soldi spesi. Il caso in questione è fumoso e non chiarissimo, ma il concetto basilare è il seguente: Mi paghi, ti concedo di leggere il libro e, a mio insindacabile giudizio, posso toglierti il libro senza rimborso. E tu non potrai farci nulla.

E’ come dare le chiavi di casa al libraio, in modo che lui possa venire in qualsiasi momento in casa tua a riprendersi il libro. Paura?

Come fare per evitare tutto questo?

  1. Non compare più nulla di digitale e tornare al vecchio stile
  2. Comprare in digitale e togliere il DRM, che è il sistema che permette al venditore di riprendersi un file che ti ha ceduto in licenza.

Il secondo punto non è legale, che sia chiaro. Ma permette di mettersi al riparo dalla “restituzione forzata”

Download di un intero sito web via FTP

Questa è una necessità di chi gestisce più siti web e vuole periodicamente farne il download completo da tenere sul proprio PC. La soluzione facile è quella di scaricare Filezilla client, configurare la connessione e trascinare l’intero sito web sul proprio PC. Ma quando lo si deve/vuole fare ad intervalli regolari e per più di un sito web alla volta, questo può diventare noioso.

Ed ecco che arriva in nostro soccorso Wget, che fa esattamente quello che a noi serve da riga do comando, così da poter creare un bel file batch da lanciare (o schedulare) tutte le volte che vogliamo eseguire un download completo di un sito. Ovviamente dobbiamo disporre delle credenziali per l’accesso FTP, non lo si può fare per scaricare chessò, l’intero sito de La Stampa.

Scaricate (per Windows, o per il vostro sistema operativo) ed installate il programmino, è gratis ed open Source.

Ed ecco il comando da lanciare (il percorso è riferito ad un Windows 64bit):

"c:\program files (x86)\gnuwin32\bin\wget.exe" --ftp-user=[utente ftp] --ftp-password=[password ftp] -m ftp://[nome server ftp]/[cartella completa di cui fare il download]/* -X "/[cartella da escludere]/, /[cartella da escludere]/" -nv -o "[percorso e nome file di log]"

Qualche indicazione

[utente ftp] –> Utente fornito dal servizio di hosting per accedere all’area FTP
[password ftp] –> Password associata all’utente di cui sopra
[nome server ftp] –> Nome del server al quale collegarsi, di solito fornito dal provider, normalmente è “ftp.nomedominio.com”
[cartella completa di cui fare il download] –> cartella radice da cui parte il download. Ad esempio per aruba è  “www.nomedominio.estensione”, per alri servizi potrebbe essere “public_html”
[cartella da escludere] –> cartella della quale non si vuole che venga eseguito il download, percorso completo a partire dalla radice del dominio, ad esempio per Aruba “www.nomedominio.estensione/nonlasalvo”
[percorso e nome file di log] –> file locale nel quale verrà salvato il log del download, ad esempio “C:\log.txt”

A seconda di dove lanciate il comando verrà fatta in quella specifica locazione una cartella “ftp.nomesito.estensione” con tutto il download all’interno

Nella documentazione di Wget ci sono ovviamente altre milioni di opzioni ed impostazioni, è interessante, molto

Chi si è collegato al mio server TeamViewer 7?

Post tecnico e forse noioso, ma utile (almeno per me) se Google non dà i risultati sperati 🙂

Potrebbe capitare di avere la necessità di sapere qual è l’indirizzo IP della persona che si è connessa alla vostra sessione TeamViewer per i più disparati motivi, Io ci ho speso una giornata buona per capirlo (anche con l’aiuto del pubblico), qui la soluzione.

Andate a cercare il file di log TeamViewer7_Logfile.log nella cartella %programfiles%\TeamViewer\Version7

Adesso apritelo e cercate questa coppia di righe

CT32 CT.Receive.CMD_UDPPING From=AAAAAAAAA To=BBBBBBBBB L=80
CT32 GWT.CmdUDPPing.PunchReceived, a=DDD.DDD.DDD.DDD, p=12345

Nella riga c’è anche data e ora della connessione.

Avete trovato le seguenti informazioni:

  • AAAAAAAAA => Identificativo TeamViewer di chi si collega
  • BBBBBBBBB => Identificativo TeamViewer di chi fa da server (il vostro)
  • DDD.DDD.DDD.DDD => indirizzo IP pubblico di chi si sta connettendo

Ovviamente questo non è una prova per dire a qualcuno “sei stato tu!!”, ma può essere un buon punto di partenza per capire da dove proviene la connessione e poterlo usare in caso di necessità, associato a data ed ora. I provider hanno un log di tutti gli IP assegnati quando e a chi.

 

IBM TSM e restre mail da Exchange

Forse questo post è un po’ troppo tecnico, ma è più che altro un promemoria per me e per chi si imbatterà in questo problema

Problema

E’ necessario fare il restore di una casella di posta di Exchange su un file PST, salvata tramite IBM Tivoli Storage Manager con TDP for Exchange. Il restore procede correttamente e il file PST cresce fino ad arrivare a 2GB, poi non cresce più. Al termine del restore sono presenti 2 errori: ACN0151E e ACN5935W.

Soluzione

Il restore della mail su file PST con il TDP for Exchange ha un limite: il PST non può essere più grande di 2GB (vecchia struttura del PST, formato Outlook 2000), quindi l’unico modo per fare il restore è farlo direttamente sul server Exchange, magari su una casella di posta diversa da quella di origine, giusto per non incasinare le cose.

La casella di posta di destinazione deve però già essere sul server e deve essere stata sottoposta a backup almeno una volta. Crearla nuova per restorare direttamente su di essa non funzionerà.

Asus EEEbox PC, espadere la RAM

Il nettop Asus eeebox PC è un ottimo piccolo PC da usare per compiti poco gravosi, dove contano le dimansioni piccole, il bassissimo rumore e il bassissimo consumo. Solo che questo nettop viene solitamente venduto con 1GB di RAM, un po’ poco per qualunque tipo di applicazione ormai. Ne ho espansi quindici, portandoli a 2GB. Visto che per fare il primo ho dovuto “inventare” un po’ come fare. Vi propongo qui una piccola guida fotografica.

Ricordo sempre e comunque, che per qualsiasi danno provocato al PC in questione, la colpa sarà solo vostra e non mia. Se è tutto chiaro potete proseguire

Materiale necessario:

  • Cacciavite a stella piccolo
  • Cacciavite a taglio piccolo
  • Cacciavite grande (o qualunque cosa che vi possa permettere di fare leva)

Leggi tutto “Asus EEEbox PC, espadere la RAM”

Il riscatto per il mio HD

Nota molto bene: la procedura qui indicata, se eseguita male o se in condizioni diverse da quelle riportate nel post potrebbe portare alla perdita di tutti i vostri dati (e del sistema operativo) del vostro PC. Che sia chiaro, non è colpa mia!

Tutto chiaro del testo qui sopra? Sì? Bene, possiamo cominciare.

Situazione: accendi il PC e al posto di partire Windows si vede una sfilza di geroglifici (=caratteri ASCII a caso) in testo rosso e poi una piccola serie in verde. Il PC fa un “bip” dallo speaker interno. In alternativa compare un messaggio in formato testo, sempre in rosso, che dice che il vostro disco è bloccato e che verrà sbloccato solo dopo il pagamento di 100€.

Vi siete beccati un “ransomware”, in pratica qualcuno ha sequestrato il vostro disco fisso e non ve lo restiutirà dopo aver ricevito il pagamento, così voi pagate e siete sicuri che tutto tornerà come prima.  se se se…

Immagino che tutti voi abbiate un backup di tutti i vostri amati dati, in modo che nel momento del disastro siate pronti a perdre il disco, con la certezza di recuperare tutto ciò che vi serve. No? Ahi…

Fare il backup, giusto così per sicurezza:

  • Da un altro PC, scaricatevi una distribuzione “Live” di Linux, una qualsiasi, ad esempio questa
  • Masterizzate il file ISO su un CD
  • Fate partire il PC sequestrato con questo CD e attaccateci un disco USB abbastanza capiente da contenere tutti i vostri dati
  • Selezionate l’opzione “prova Linux da CD” e non “Installa Linux“, se no avete davvro perso tutto (ma avrete un nuovissimo sistema operativo Open Source sul PC!!)
  • Districandovi un po’ nel nuovo desktop che assomigia a Windows, ma è sensibilmente diverso, andate a carcare tuti i vostri dati sul disco di sistema e copiateli sul disco USB. Di solito salvare la cartella “disco\Document and Settings\[nome_utente]” (per XP) o “disco\Users\[nome_utente]”  (per Vista e Win 7) è un ottimo modo per salvare tutto, a meno che non abbiate messo i file su altri 2, 3 o 4 dischi fissi all’interno del PC. Dovete salvare solo i vostri dati che sono dentro al disco fisso in cui c’è la partizione C:

Spegnere il PC, backup fatto. Prima del recupero una messa in sicurezza:

  • Spegnete il PC e staccate il cavo della corrente
  • Toccate un oggetto metallico con messa a terra, giusto per non avere elettricità statica addosso
  • Aprite il PC e scollegate (cavo dati e cavo di alimentazione) tutti i dischi fissi, tranne quello su cui c’è il sistema operativo. Se avete più di un disco è facile che li abbiate aggiunti voi, quindi dovreste sapere quali sono

Adesso il recupero:

  • Procuratevi un Cd di installazione di Windows 7 (quello di XP, se avete un disco SATA, non riconoscerà tale disco)
  • Riavviate il PC con il DVD di Windows 7
  • Invece di fare “Installa” selezionate la voce “Ripara il mio computer
  • Dalla finestra successiva fare click su “prompt dei comandi” (o una cosa simile)
  • Arrivati al Prompt dare questo comando (attenzione agli spazi, non mettete la cosa tra parentesi, ovviamente
    • bootsect /nt60 c: /mbr (se avete Windows Vista o Windows 7)
    • bootsect /nt56 c: /mbr (se avete Windows XP)

Riavviate. Tutto è tornato a posto e il PC parte di nuovo, con tutti i vostri dati.

Il backup appena fatto tenetelo, che non si sa mai.

Perché non fare il backup appoggiandosi ad un secondo PC con Windows al quale attaccare il disco o con una Windows Live? Perché con la MBR rovinata, questi dischi non saranno visibili a Windows.

Spero di essere stato di aiuto. Se perdete dati o fate qualche pasticcio, tornate a rileggere le prime righe di questo post.

Wolkswagen di Lego

Sono tornato bambino e ho fatto una “costruzione” della LEGO. Costruzione tra virgolette perché in effetti è una specie di opera d’arte fatta con i mattoncini LEGO, più di milleduecento.

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Il furgoncino è una replica del classico furgone degli anni ’60, quelli classicamente utilizzati dai figli dei fiori, tipo questo qui:

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Una volta aperta la scatola ecco comparire una decina di sacchetti di plastica e le istruzioni, in due comodi volumi in formato A4 orizzontale, tutti a colori. I sacchetti. Con che regola sono stati messi i pezzi nei sacchetti? Credevo ci fosse una logica nella divisione dei sacchetti, invece se c’era mi è sfuggita. I pezzi piccoli erano in due sacchetti, apparentemente mischiati tra loro in quanto il pezzo piccolo da 1×1 era presente in entrambi, anche se dello stesso colore. Gli altri pezzi invece pare che li abbiano divisi per peso, perché ad esempio il pezzo da 3×1 sottile era insieme al pezzo 2×1 spesso. Bho.

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Per costruirlo tutto ci ho messo circa 12 ore di lavoro, molte delle quali sono volate senza che io me ne accorgessi. Il montaggio non è affatto difficile, essendo tutto guidato, ho solo trovato alcune pecche sul manuale e su alcune scelte di esecuzione del montaggio.

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La qualità dei colori del manuale non è eccelsa e purtroppo questo fa sì che la ricerca di un pezzo grigio possa portare alla pazzia cercando di capre quale delle malefiche tre tonalità si deve utilizzare. Ovviamente il pezzo da usare c’è in tutte le tonalità.

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Altra cosa che non ho trovato molto furba. Se devo fare alcuni assemblati molto simili tra di loro, la cui guida di montaggio occupa più pagine, perché mi dici che ce ne vanno 4 solo al termine della prima? Se me lo avessi detto prima avrei cercato i pezzi a gruppi di quattro, senza diventare matto per quattro volte di fila.

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Perché sì, il tempo passa ma il più grande difetto dei LEGO non cambia. Quando cerchi un pezzo sembra che questo si nasconda per non farsi trovare, mentre se non lo stai cercando eccolo lì, pronto ed in bella vista, magari a nascondere il pezzo che cerchi in quel momento. E’ stato così quando avevo 7 anni e cercavo i pezzi spersi nel mucchio sul tappeto di camera mia ed è stato così anche a 34 anni, con tutti i sacchetti messi in ordine sulla scrivania.

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Per il resto, come potete vedere dalle foto, il pullmino è spettacolare e molto molto dettagliato, dalla cinghia del motore al tavolino con il bicchiere alla t-shirt con la scritta “make LEGO models, not war”

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Adesso è in bella mostra in sala, ogni tanto lo guardo e penso “adesso lo smonto e lo rifaccio”, ma non credo lo farò mai. Piuttosto compro un altra “costruzione” per iniziare da zero.

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La LEGO qualche anno fa era sull’orlo del fallimento, poi si è rilanciata, alla grande. Al prossimo montaggio, magari dei Mindstorm…

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E chi dovete (devo) ringraziare per tutto questo? Lei, che mi ha rubato il cuore e mi ha fatto tornare bambino…

Quando abbandonerai casa dei tuoi

Questo post è dedicato a tutti coloro stanno pensando di abbandonare la casa dei genitori per affrontare finalmente la propria vita in autonomia (da soli o con un compagno/a).

La giornata tipica a casa dei tuoi

Sveglia
Colazione
Bagno
Vestiti dall’armadio
Uscita per il lavoro
Lavoro
Rientro a casa
Hobby, cazzeggio, …
Cena
Hobby, cazzeggio, …
A letto
Nanna

Questa la giornata quando sarai a casa tua

Sveglia
Bagno
Svuota la lavastoviglie
Prepara la colazione
Colazione
Metti a lavare le cose della colazione
Vestiti dall’armadio
Prepara sacchetti dell’immondizia da portare giù
Prepara il pasto da portarti in ufficio
Rifai il letto
Lavoro
Pensa alla spesa
Pensa alle cose da fare in casa
Fine lavoro
Spesa
A casa
Sistema la spesa
Sistema i vestiti stesi
Prepara cena e il pranzo per il giorno dopo
Avvia la lavatrice o stira
Dai una sistemata alla casa (pulizie, ordine)
Cena
Sistema tutte le cose della cena
Avvia la lavastoviglie
Stendi i vestiti
Sistema i vestiti stirati
Pensa a cosa devi comprare, cosa ti manca, …
Attimo di relax mentre ti addormenti

Non è un brutto incubo, ma la realtà delle cose. I primi giorni pensi “no, non ce la farò mai”, poi entri nel giro, ti organizzi e riesci anche a trovare il tempo per i tuoi hobby o del sano cazzeggio.

Buona avventura!

Fenomenologia della diva laureanda

Questo articolo è stato scritto a 4 mani, pertanto lo stile è un po’ diverso dal mio solito. Sicuramente tutto di guadagnato per il lettore che si farà copoise risate immedesimandosi negli scrittori che hanno partecipato a questo evento. Grazie alle altre 2 mani!

Diventare dottori comporta, normalmente, la discussione della tesi, tanti complimenti, una pizza con gli amici e la immediata disoccupazione.

Questo non se sei una diva.

La diva tipo vive a ottocentochilometri, in pieno sud ma, se la conosci, pretende ed esige la tua  presenza, comunica però la data e l’ora della discussione della tesi in anticipo solo se le fai richiesta in carta bollata e gliela presenti in ginocchio sui ceci. Fai il biglietto aereo bloccato e congelato, senza possibilità neanche di cambiare la bibita già scelta per il volo e credi di avercela quasi fatta. Invecennò.

La diva ritratta su data e ora del fatto più o meno una volta ogni otto ore, fastidiosa come l’antibiotico. Nonostante tutto non ti è concesso sfancularla perchè la diva è stressata. Puoi pensare un sacco di parolacce, quindi, ma non puoi dirgliele. Però le pensi, non c’è niente da fare.

Nonostante i di lei tentativi di sviarti riesci ad esserci. E devi esserci. Perchè la diva discute la sua tesi solo se l’aula è stracolma di tutti i suoi parenti/amici/conoscenti/

affini/incontratiunavoltainmetro. Si accompagna a colleghe laureande dive, tutte accomunate dalla medesima camminata dell’incredibile hulk grazie all’ausilio di scarpe dagli improbabili tacchi. Perchè la diva ha i tacchi. Ma solo nelle grandi occasioni. Ed è elegante al limite del kitch. Se la diva diventerà infermiera quasi sempre è gnocca (questo pare assodato, verificato e controllato).In attesa di discutere la diva è tesa ma non risparmia i sorrisi pieni di tensione a favore di camera. Le dive imbronciate non esistono. Abbraccia le altre dive, poichè in presenza di una reflex si manifesta il fenomeno dell’aggregazione spontanea.Le dive discutono le loro tesi pronte e preparate, e non cedono neanche davanti alla stronzissima presidente di commissione cui mancano voglia di lavorare, simpatia e capacità di esprimersi correttamente in lingua italiana. Le dive, una volta proclamate dottoresse, piangono, anche se il voto è centodiecisucentodieci per più dell’ottanta percento delle candidate.

Terminata la discussione la diva diventa come il bianconiglio. La devi inseguire e anche se ha i tacchi lei è più veloce di te. Armato di reflex, ovviamente. Tentando di afferrare un bicchiere di spumante e ingurgitando chili di meravigliosi confetti ripieni di cioccolato bianco ma non devi lasciartela sfuggire, pena la decapitazione al grido di TAGLIATEGLILATESTA! degno della migliore regina di cuori. Tentare di schivare la doccia alcolica di qualche altra diva fuoriditesta sarà inutile. Verrai coperto di bollicine e puzzerai come un beone. Reflex compresa. Sempre che si sia salvata. Anche qui le parolacce che ti frullano in testa e si accavallano, ma te le tieni tra i denti insieme ai resti dei confetti.

Le dive sono preparatissime. Quasi infermiere, ma ne sanno a pacchi di numeri e di percentuali e soprattutto sanno riconoscere lontano a due(mila) chilometri un fotografo. Che ovviamente sta fotografando loro. Tutte. Ogni diva vive al centro di un obiettivo e sotto al flash, il tuo. C’era da farsi pagare e diventare ricchi, altrochè.

Alla diva non basta la laurea, la diva vuole la festa. Le dive non si accontentano. Mai. Roba che ad averlo saputo saresti andato a dar da mangiare agli squali, piuttosto. Ti concede due ore scarse per tentare di darti una rinfrescata in un bagno che di fresco non ha nemmeno l’odore posticcio (se non pulisci almeno investi in ambipùr, cacchio!) e per ricomporti in un vestito da persona per bene. Incazzato come una iena ma elegantissimo. Reflex al collo, ovviamente. La musica preferita della diva è il click.

La diva è così diva che, superiore pure a Maometto e alla sua montagna, non va dal parrucchiere: lui la raggiunge a casa. Per la seconda volta in dodici ore. Perchè ristorante e  popolazione residente invitata in blocco non sono sufficienti. Per una festa da vera diva ci vogliono boccoli freschi, truccatrice e vestito firmatissimo, colorato al limite della crisi epilettica, scollacciato al limite della crisi cardiaca degli astanti di sesso maschile.

La diva festeggia al ristorante. Ti assegna pure il posto a tavola perchè solo a lei è dato di decidere. Sala addobbata a festa, segnaposti coi nomi degli invitati e, al fondo, il tavolo d’onore, per se’ e per i suoi parenti. Senza almeno cinquanta invitati la diva non fa nemmeno l’aperitivo, figurarsi una cena.

Fingendo nonchalance la diva organizza fin nei minimi dettagli il suo ingresso da red carpet, con musica di sottofondo, presentatore microfonato e cameriere pronto a porgere i bicchieri per il brindisi con mamma e papà. Perchè la diva è astemia ma non lo da a vedere. Prova ogni possibile posa e profilo, perchè la foto che immortalerà il momento deve essere perfetta.

Tra l’una e l’altra portata la diva passeggia tra i commensali, le pabblicrelescion sono da sempre il suo forte ma essenzialmente lo fa per autocompiacimento, per esporsi, perchè le *devi* dire che è brava e bella, se non altro per togliertela di torno fino al possimo giro di tavoli (e qui capisci che l’alto numero di presenti può essere un vantaggio). Se poi riesci a scansare con agilità anche il gioco della mazza e le altre amenità propinate a forza dallo sciòmen con tanto di microfono scarpebianchennere laccate e parlantina incessante oltre ogni possibile tolleranza allora sei quasi salvo e ti toccherà nutrirti delle sei (SEI) portate previste *solo* ascoltando la musica del pianobar con ragazza cantereccia che, a volume tale da assicurarsi che la sentano anche sulla luna, ti propone l’intero repertorio delle classiche napoletane interavallato solo dal meglio della musica italiana d’antan. La diva sa come farti divertire.

La diva sa anche che le sei (SEI) portate potrebbero appesantirti e si assicura che tu faccia movimento, così con particolare cura organizza a metà serata, e cioè circa all’una di notte, un discoclub a sorpresa nella sala del ristorante. Con le strobo, perchè lei sa che quelle non devono mancare. I must sono il trenino brigittebbardò, uaiemsiei e, per essere veramente in, i gipsiking. Non ti è concesso tirarti indietro, ne’ lamentarsi ne’ dire a oppure ba. Zitto e balla. La diva sta solo badando al tuo benessere. Siile grato.

Acchiappando al volo la pizza fritta di metà pasto, servita in sostituzione dell’ormai obsoleto sorbettoallimone, ti accodi al trenino, la diva in testa, oppure abbracci un angolo buio e cerchi di mimetizzarti con la parete sperando di non essere notato e attendi con fiducia l’arrivo della torta o almeno degli alieni nella speranza che ti rapiscano per utilizzarti come cavia nell’ambito di uno studio sulla solitudine nello spazio.

La luce in fondo al tunnel si palesa sotto forma di rettangolo di zucchero decorato a mano dalla bossadelletorte in persona che con il marscemalloufandant ci ha fatto pure le pillole e il termometro. Neanche il tempo di addentarne una fetta che partirà il giochino lefotodietrolatorta. La diva si baloccherà (è la sua festa e deve divertirsi anche lei, diamine!) cercando ogni possibile combinazione e permutazione di invitati compartecipanti. Un click per ogni combinazione, cinquanta invitati interscambiabili come omini pleimobì e indovina chi è il fotografo?

Considerata l’ora ti chiedi perchè aver prenotato la camera in hotel quando potevi chiedere un cappuccio e brioche dopo la consegna solenne della bomboniera e tornare direttamente in aereoporto. Sbriciolato torni a casa e sai che ci vorranno almeno dieci giorni per riprenderti e per scrivere questo post.

E a margine di tutto questo si insinua il pensiero spaventoso che, in un futuro, prossimo o meno prossimo, la diva potrebbe decidere di sposarsi. Tum tum tum tù. *musicadafilmdelterrore*

 

Tex è rimasto orfano

Non solo Tex è rimasto orfano, ma tutti i personaggi suoi compari e in generale tutto il mondo del fumetto italiano.

Grazie Sergio per averci fatto passare ore in compagnia delle avvenutre disegnate sui tuoi albi…

Costa meno, ma spendi di più

Io a certe cose presto molta più attenzione che ad altre. Una di queste cose è il costo della benzina e la sua resa. Ad ogni pieno resetto il conta km parziale e faccio bene attenzione a come vanno i consumi.
Con la mia 500 1.2 benzina riesco a fare in media circa 550 km con un pieno di 32 litri, per una media di circa 17 km con un litro.
Partendo da questo assunto e dal fatto che la benzina costa cara, cerco sempre di farla al distributore meno caro senza dover fare 20 km per raggiungerlo, vanificando il risparmio sull’acquisto.
L’ultimo pieno l’ho fatto in un distributore di una marca non nota che pubblicizzava di vendere a prezzo di ingrosso: 1,480€/litro contro i 1,540€/litro dei distributori di marca. Ho messo i miei 32 litri (circa, l’auto mi aveva appena detto che avvo meno di 50 km di autonomia) e ho speso circa 47€. L’auto mi da detto che restano meno di 50 km di autonomia poco fa, dopo 420 km. Faccio sempre lo stesso tipo di strade. 130 km in meno. I miei 420 km mi sono costati 0,11€ ciascuno.
Continuando con i numeri, se avessi fatto benzina ad un distributore di marca avrei speso circa 49€, ma avrei fatto molti km in più, arrivando a spendere 0,08€/km.
Io mi sento preso in giro e mi girano. Voi che fate il pieno pensando di spendere meno, provate a fare questo cobto e vi accorgerete che la benzina che mettete è di scarsa qualità, la macchina consuma quindi di più

Ma è sfortuna?

Post aggiornato il 7/06/2010

Questo post lo potrei anche intitolare “Le avventure di un sistemista solitario

Chi è poco avvezzo al settore informatico non disperi, tornerò anche con post un po’ meno da tecnico/nerd, come ad esempio le recensioni dei ristoranti, appena trovo qualcuno con cui andare…

Leggi tutto “Ma è sfortuna?”

Le battute da informatici

Questo è un post che forse capiranno i soli addetti ai lavori, ma oggi ci ha permesso di farci 4 risate

IO: “Dobbiamo espandere una unità del $server che risiede sulla SAN”
Il Capo: “Visto che dobbiamo espandere una LUN, lo possiamo fare solo di Lunedì”
IO: “Ma visto che la LUN è sulla SAN, possiamo anche farlo di domenica”

Note per chi è interessato:

SAN: Storage Area Network, è un dispositivo pieno di Hard Disk, al quale sono collegati alcuni server che lo utilizzano come se fossero loro dischi locali
LUN: unità di una determinata dimensione che risiede su una parete della SAN ed è assegnata ad un server. Il server la vede come se fosse un disco interno.

L’inferno

Questa immagine DEVE essere divulgata

Questa è la fonte

La convergenza

Il primo post sul blog direttamente dal telefono. Una specie di tweet senza limiti di caratteri. L’unico limite é la minuscola tastiera del telefono.

I corsi di guida sicura

Oggi ho partecipato ad una giornata di corso di guida sicura pagato dalla Regione Piemonte, per autisti di mezzi di soccorso, dalle 9 alle 17.30 nella pista di guida sicura a Susa.

Il commento finale è: esaltante! Il secondo è: deprimente!

Mi spiego meglio. Dopo una mezz’ora di teoria sulla dinamica delle vetture (forze che agiscono sugli pneumatici, video di manovre di emergenza di esempio, …) siamo andati in pista e abbiamo provato di persona sulle ambulanze (purtroppo le peggiori del mio Comitato Locale CRI) le manovre di emergenza che abbiamo visto nel video.

Sbandata: a 35Km/h il veoicolo passa su una pedana che ti fa “scodare”, il tutto su superficie bagnata e a scarsa aderenza: tentare il recupero della sbandata con il controsterzo e successiva (o contesutale) frentata

Frenata in discesa: a 40km/h in discesa su suolo viscido, con ABS: 40m di frenata, fa riflettere

Rotonda, sempre viscida: cercare il sottosterzo aumentando la velocità per poi controllarlo. A 30Km/h l’ambulanza perde aderenza, la curva era come una banale rotonda.

Distanza di sicurezza con frenata sul bagnato. Fa riflettere moltissimo frenare quando l’altra auto (in un’altra corsia) frena e tu virtualmente la distruggi.

Frenata di emergenza con scarto ostacolo a 40Km/h

Perchè esaltante? Perchè mi sono divertito come un matto a tentare di recuperare il mezzo in condizioni critiche (nella massima sicurezza) e ho imparato una serie di cose che conoscevo solo in teoria, altre cose non le sapevo proprio.

Perchè deprimente? Perchè quando esci da una scuola guida con una patente in mano ti hanno insegnato di mettere le mani a 10:10 e non a 9:15 (perché? perchè le prime auto con cui si faceva scuola guida avevano le razze a “V”), perchè non ti hanno mai fatto provare una frenata di emergenza con e senza ABS su asciutto e bagnato, perchè nessuno ti ha mai parlato di comportamento dinamico della vettura e aderenza, perchè la non ti hanno detto “guarda che 50Km/h sono circa 14 metri al secondo” e pensata così la velocità fa più paura, perchè nessuno ti ha detto che se a 50Km/h ti fermi in 20 metri, a 100 (il doppio) di metri ne servono 80 (il quadruplo)

Prima di prendere la patente, tutti dovrebbero passare una giornata di questo tipo (costa 270€, contro 800€ di una scuola guida per il corso completo) per arrivare un po’ più preparati sulla strada. Per questo, per i neo-patentati il corso è gratuito fino a fine anno. Se sei un neo-patentato, potresti averne il tempo, e non ci vai, sei un fesso 🙂