L’altro giorno sono andato al supermercato a compare quattro cose veloci, in cassa ho tirato fuori il telefono, ho pagato con Apple Pay e sono andato via alla velocità della luce. Ho pensato che rispetto al pagamento con contante, il pagare con telefono. o orologio sia maledettamente più veloce e comodo e ci ho fatto un twweet:
Oggi ho visto questa foto di una pagina di giornale su Twitter
Tutto il contenuto di questa pagina mi ha fatto andare il sangue al cervello. I proprietari dei locali che ci hanno pensato, il giornalista che lo ha scritto, il sindaco di Arbus (VS) che ci ha messo il carico. Tutta gente che lavora e ha uno stipendio, aggiungerei.
Vorrei dire due cose sulla questione che ha tenuto banco mediatico e politico nel primo fine settimana di febbraio 2023: il fantomatico attacco hacker mirato alle istituzioni e altri sistemi informatici Italiani. Potremmo definirla una fake news. Tanto rumore per una normale attività di malware che gira sulla rete.
Vivo in una città del nord Italia dove ogni tanto, sempre più raramente, capita che nevichi. È successo proprio giovedì 15 dicembre 2022 e per tornare a casa, pur uscendo prima del solito, al posto dei consueti 25 minuti ci ho messo un’ora e mezza.
Sorvolo sulla pessima gestione del Comune di Torino e della Città Metropolitana di Torino (quello che una volta era la Provincia), completamente impreparato, come se fosse una qualunque città del Madagascar dove la neve neanche sanno cosa sia, vorrei soffermarmi su una cosa importante delle automobili, che spesso tendiamo a sottovalutare: gli pneumatici.
(Sì l’articolo giusto è quello, anche se, secondo me suona male)
Gli pneumatici sono l’unico tramite con il quale l’automobile imprime le forze a terra per accelerare, frenare e mantenere la traiettoria in curva.
Il contatto tra lo pneumatico e l’asfalto, con il conseguente attrito che ne deriva, è l’unico modo che abbiamo per gestire il movimento dei veicolo.
Abbiamo 4 pneumatici che toccano l’asfalto per una superficie totale di circa una carta di credito ciascuno, poi, a seconda della larghezza degli stessi la superficie può cambiare leggermente.
Quando questo contatto viene a mancare, perdiamo il controllo e l’auto va dove le pare (no, non dove le pare, ma dove l’inerzia che ha accumulato la porta, e solitamente la porta a battere da qualche parte, che sia un albero, un guardrail, un fosso, un’altra auto o altro)
È necessario che il contatto pneumatico-asfalto sia sempre mantenuto.
Sull’asciutto è tutto facile, se non si esagera
Sul bagnato le cose diventano più complicate, perché all’aumentare della velocità si accumula dell’acqua tra pneumatico e asfalto, acqua che deve essere smaltita. Ed ecco il motivo per cui gli pneumatici hanno il battistrada, quel disegno fatto di tasselli e solchi. Serve per incanalare l’acqua e non perdere mai il contatto con l’asfalto anche sul bagnato.
Non so se guardate la F1, ma loro, che possono fare quanti cambi gomme vogliono, se è asciutto viaggiano con le gomme lisce, se piove, mettono quelle col battistrada scanalato.
Pian piano, con l’utilizzo, le gomme si consumano, il battistrada diventa più sottile e le scanalature diventano meno profonde, lo smaltimento dell’acqua diminuisce, fino ad essere inefficace e poi si genera l’acquaplaning.
L’acquaplaning è quando lo pneumatico non ha più contatto con l’asfalto e viene diviso da esso da uno strato di acqua, a questo punto, qualunque cosa si faccia (sterzare, accelerare, frenare), non avrà effetto sul comportamento della vettura sulla strada. L’ho provato in un corso di guida sicura (cosa che tutti, a scuola giuda dovrebbero fare) e vi assicuro che anche in un posto controllato, non è piacevole.
Prima cosa importante: quando sono esauriti, gli pneumatici vanno cambiati
Se le gomme non sono gonfiate nel modo giusto, oltre ad avere un’usura anomala, la superficie di contatto diminuisce. Solo la parte centrale se troppo gonfia, solo le due parti laterali se troppo sgonfie. Questo fa sì che la resa cala, oltre ad vere un maggior consumo della gomma e di carburante
Seconda cosa importante: la pressione delle gomme va controllate regolarmente.
Poi arriva l’inverno, con il freddo capita di trovare l’asfalto gelato o innevato.
Le gomme normali, dette comunemente estive, iniziano a soffrire.
Sull’asfalto freddo non riescono a scaldarsi e diminuiscono parecchio l’aderenza
Sulla neve, anche se poca, i solchi del battistrada si riempiono e la gomma diventa di fatto una slick, una gomma liscia, che cerca di mantenere stabile un’auto su una superficie molto scivolosa. Poi succede come l’auto davanti a me l’altro giorno che con pochi cm di neve a terra, a 10 km/h non riusciva a fare neanche una rotonda e andava sempre verso l’esterno.
Quando lo pneumatico perde aderenza i sistemi elettronici dell’auto, come ABS (il sistema che controlla la frenata), ESP (il sistema che evita che l’auto vada in “testacoda”) e ASR (il sistema che limita il pattinamento delle ruote motrici in accelerazione) intervengono. Ma se tutti gli pneumatici hanno perso aderenza, non c’è sistema elettronico che tenga, tenetelo bene a mente.
Che si fa?
Si cambiano le gomme e si mettono quelle invernali, che sono sensibilmente diverse. Sulla gomma c’è l’indicazione “M+S” che sta per Mud + Snow, fango e neve.
Hanno una mescola più morbida e scaldano meglio anche su asfalto freddo, ma ovviamente si consumano prima, se non sono tolte in estate.
Hanno un battistrada differente, fatto in modo che scarichi anche la neve a ogni giro completo (guardate una vettura in montagna con le gomme invernali, non la vedrete con il battistrada intuppato di neve, ma sarà molto più libero)
Il battistrada, inoltre, morde meglio sulla neve, lo si sente proprio, e permette di muoversi sia nella neve fresca che in quella compatta. Non fanno le magie, ma salvano. Nei casi più gravi salvano solo le catene.
Ma cambiare le gomme ogni 6 mesi è una rottura di scatole. La coda dal gommista, ci va un posto dove tenerle, poi invecchiano e così via.
Esistono le gomme 4 stagioni, che vanno bene sempre, sono un po’ più rumorose delle estive, durano un po’ meno (dicono, io ci ho fatto 80.000km), se la cavano bene sul bagnato e salvano sulla neve in città, non fanno le magie, ma permettono di impostare una traiettoria, mantenerla, riuscire a rallentare ed evitare di rimanere impatanati in pochi cm di neve. Ovviamente sono meno specializzate delle invernali e non sono eccellenti come quelle specifiche nelle condizioni più difficili.
Terza cosa importante: in inverno, obbligo o no, montate le gomme giuste, che la neve non avvisa, lei arriva e poi uscire da un fosso non è cosa banale.
Da La Stampa del 17/12/2022, in riferimento alla nevicata del 15/12/2022
Una vecchia pubblicità di pneumatici diceva “la potenza è nulla senza il controllo” (la qualità dei video è penosa, non ho trovato di meglio). Anche se avete solo 50CV, se non avete il controllo, è tutto più pericoloso.
Ricordatevi, se c’è poca aderenza l’acceleratore va accarezzato, si devono usare le marce alte per evitare di scaricare troppa coppia a terra che fa perdere aderenza, i freni si devono usare il meno possibile, usando invece il freno motore e, oltre ad andare piano, senza fare gli splendidi, si deve stare molto distanti dalle auto davanti, perché gli spazi di frenata sono enormemente più lunghi del solito.
Montate le gomme giuste, tenetele alla giusta pressione, cambiatele quando sono vecchie. Se vi bloccate in mezzo alla strada per la neve, perché non avete le gomme giuste, non solo siete voi ad avere un problema, ma lo state generando a tutti quelli che state bloccando. E magari tra di loro c’è un mezzo di soccorso che è ben attrezzato, potrebbe circolare comodamente e deve raggiungere qualcuno, ma non lo raggiungerà, per colpa vostra.
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Visto che la corrente costa, è un po’ di tempo che lavoro per cercare di spegnere più roba possibile, soprattutto di quelle cose che sono accese 24 ore su 24 e che, anche se consumano poco, in un anno incidono parecchio sulla bolletta.
Nella mia infrastruttura casalinga avevo due PC desktop piccoli, tipo Intel NUC, uno con Windows 10 e uno con Windows 11, deputati a server di sviluppo e altre amenità.
Tempo fa sono riuscito a spostare tutto dal Windows 10, che stava sull’hardware più vecchio, quindi più esoso in termini di consumi, al Windows 11.
Così ho spento 45W (sull’anno 394kWh)
Questo secondo PC con Windows 11 però non potevo mai spegnerlo perché mi serviva per alcune attività pianificate, soprattutto quelle che fanno il backup dei siti miei e di alcuni clienti e che poi li spostano su diversi servizi cloud, tramite i loro client interattivi. Roba molto vecchia.
Visto che ho un altro PC su cui gira un sistema di virtualizzazione dove c’è la macchina virtuale di Home Assistant e che c’era ancora della RAM e del disco libero, ho fatto una piccola macchina Linux con su un banale script:
Scarica tutto il sito via FTP(S) a seconda di quello che l’hosting supporta (il backup del DB ce l’ho altrove)
Lo comprime
Lo sposta su Drive con rclone (se non lo conoscete, è il caso di andare a conoscerlo e se lo installate, scaricate l’installer dal sito, quello che c’è nei repository è vecchio)
Ho pianificato il tutto, ho provato e va. Così, usando dell’hardware che era già acceso per fare altro, ho spento un altro piccolo PC che accendo solo se mi serve.
E ho spento altri 40W (sull’anno 350kWh)
Con l’occasione, visto che a casa usiamo molto i computer e siamo affezionati al dual monitor, ho provveduto a sostituire i due più vecchi, un 19” e un 24” DELL, ho preso rispettivamente un 22” HP e un 28” Samsung moderni, risparmiando rispettivamente 40W e 50W.
Il 19” era acceso una media di 10h al giorno, per un risparmio totale di 146kWh
Il 24”, da quando non lavoro più a casa, direi che sta acceso 4h al giorno circa in settimana e 10 nel fine settimana, per un totale di 104kWh risparmiati
Devo ancora dismettere un piccolo Nuc, ma al momento, sull’anno, tra dismissioni e hardware più parco in consumi, dovrei essere arrivato a un risparmio di 994kWh. Al costo attuale dell’energia, che è 0,501€/kWh sono quasi 500€ in meno di componente energia all’anno, sulle 6 bollette, la riduzione è di 80€ a bolletta (attualmente ho una tariffa più bassa perché il contratto è bloccato ed è stato stipulato in un momento fortunato, la mia riduzione dovrebbe essere intorno a 35€ a bolletta).
Per i due monitor nuovi ho speso circa 400€, rientro in circa un anno.
Stavo pensando a quelle aziende che hanno il parco PC e monitor vecchio, al costo di smaltirlo e cambiarlo con roba nuova, più veloce e più parca in consumi, chissà quanti soldi risparmierebbero nei 5 anni di ammortamento dei computer sulla bolletta elettrica.
Immaginiamo di avere 200 PC con relativo monitor.
Un nuovo PC, rispetto a uno di 4-5 anni fa, almeno 35W in meno li consuma. Assumendo 8h di lavoro al giorno per 300 giorni, sono 84kWh a PC, 16MWh in totale risparmiati.
Per il monitor assumiamo altri 40W risparmiati (ma ormai in moltissime aziende hanno 2 monitor), sono 96kWh a PC, per un totale di 19MWh in meno
Arriviamo a un risparmio di 35MWh in un anno, solo cambiando i computer.
Immaginiamo che il costo dell’energia sia lo stesso dei contratti di casa, parliamo di 17.500€ all’anno.
Un desktop con monitor direi che costa 700€, l’investimento è di 140.000€
Per cambiare un PC ci vanno 2h di un tecnico, altri 80€, per un totale di 16.000€
Il cambio dei PC costerebbe 156.000€, ma l’energia per farli funzionare sarebbe abbattuta in 5 anni di 87.500€. Il costo del cambio sarebbe di 68.500€
Ma, con i PC nuovi, gli utenti non sarebbero più obbligati ad aspettare l’avvio, il riavvio, eh, ma è lento, non risponde e così via. Facciamo 15 minuti al giorno a utente? Quanto costa un utente all’azienda, in totale, per un’ora? diciamo 15€ (ho fatto un conto spannometrico da qui prendendo il consto totale e dividendo per 8 ore al giorno per 300 giorni). 3,75€ persi al giorno per 300 giorni all’anno per 5 anni per 200 dipendenti fanno tanti soldi. Conviene avere PC più veloci. (anche se non si risparmiasse niente in energia elettrica)
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È un periodo energeticamente difficile, lo sappiamo tutti quando ci arriva la bolletta della corrente. Stiamo cercando di risparmiare, ma non vorremmo passare il Natale al buio senza neanche una lucina. È comprensibile.
Magari sarebbe interessante capire quanto costa tenere accese le luci di natale che mettiamo sull’albero, tipicamente oggi lo state portando su dalla cantina e domani lo addobberete, sul presepe o sul balcone, giusto per avere un’idea di massima dell’impatto che avranno sulla prossima bolletta.
Sei mesi fa, dopo un percorso un po’ lungo, devo ammetterlo, ho iniziato a lavorare in Google. Sì, come dipendente, assunto da Google, con la mail @google.com
Un po’ lungo perché ho fatto 6 colloqui tecnici, 2 con la recruiter e ho dovuto aspettare 4 interminabili mesi di preavviso. Quando mi hanno chiamato per dirmi che ero stato selezionato ci ho messo 3 giorni per elaborare la cosa.
Mi hanno segnalato l’annuncio (tu che me lo hai indicato, dovrebbero riservarti un posto in paradiso) dove Google cercava un Tecnico di datacenter a Torino e con il pensiero del “seh, figurati se prendono proprio me” ho preparato il curriculum da inviare.
Ho aggiornato questo articolo il 05/12/2022 mettendo il report del costo del contante della banca D’Italia
Si discute molto che con la nuova legge di bilancio sia stato fatto un giochino sporco che di fatto non toglie l’obbligo ai commercianti di accettare i pagamenti elettronici, ma sospende le sanzioni. In pratica se dovete fare una transazione sotto i 60€ loro sono liberi di dirvi “no, solo contanti” e voi siete liberi di dire loro “va bene, allora vado da un’altra parte”.
Se mi seguite da un po’ sapete che misuro i consumi di casa da tempi non sospetti, prima con un sistema autoprodotto basato su Arduino, con calcoli complessi e non molto stabili e da agosto 2021, a casa nuova con la coppia Shelly – Home Assistant con un sistema un po’ più stabile, bello e con grafici molto più interessanti.
Le reti di dati sono composte essenzialmente da tre tipi di dispositivi.
Le macchine come i computer e i server
I dispositivi attivi come gli switch e i router
I dispositivi passivi come i cavi e le fibre
Ognuno di questi dispositivi ha, tra le sue caratteristiche, la velocità massima di trasmissione sulla rete.
Un computer medio ha una scheda di rete da 1Gbps (Gigabit per secondo)
Gli switch di classe bassa viaggiano a 100Mbps (Megabit per secondo), quelli di classe media arrivano a 1Gbps, poi ci sono quelli più veloci, che non hanno il classico cavo di rame che conosciamo tutti e che fanno 40, 100, 400Gbps, esatto, sono davvero molto veloci.
Un’altra caratteristica di questi Switch è la banda passante totale, che equivale alla quantità di traffico totale gestibile. Se uno switch ha 48 porte da 1Gbps, ci si aspetti, che con tutte le porte piene sia in grado di gestire 1Gbps per direzione, upload e download, per ogni porta, pari a circa 100Gbps, ma non sempre è vero, così se tutte le porte chiedono la banda massima, lo switch va in sofferenza e questa viene diminuita per tutte le porte.
I router, semplificando moltissimo, ruotano il traffico tra reti con indirizzamento diverso, fanno comunicare tra loro reti tra loro scollegate, hanno porte esattamente come gli switch, che hanno velocità differenti, ma la loro caratteristica fondamentale è la larghezza di banda ruotando il traffico. Magari tra le porte della stessa rete riescono a reggere bene il carico delle porte a 1Gbps, ma poi la larghezza di banda massima verso la porta esterna è più bassa. Ci si accorge di questo con router economici e connettività in fibra a 1Gbps, non si va mai oltre i 300Mbps. Semplicemente perché il router non ce la fa.
Poi ci sono i cavi. Anche loro hanno una banda passante massima che è definita in base al tipo di cavo, alla qualità, alla schermatura, alla lunghezza e al posto dove sono, se hanno dei disturbi cala.
I cavi di rame patiscono moltissimo, i cavi in fibra ottica molto di meno, a meno che no siano rotti, abbiano i connettori sporchi o siano troppo piegati.
Adesso avete un’idea di massima di dove passano i dati da quando escono dal vostro computer e vanno da qualche altra parte.
Scheda di rete, cavo di rete, porta dello switch, altra porta, cavo, porta del router, porta WAN (esterna) del router, fibra o rame, Service provider e così via.
La velocità massima che raggiungerete sarà sempre pari alla velocità massima che si potrà permettere il dispositivo più lento che avete in mezzo a tutta questa catena di dispositivi.
Mi è capitato più di una volta che, andando in qualche negozio che si lamentava “eh, ho messo la fibra, mi hanno detto che va a un giga, ma io a più di 90 mega non vado, secondo lo speedtest”. Il problema era un vecchio switch a 100Mbps in mezzo alla rete. Cambiato quello con uno decente a 1Gbps e tutto andava come ci si aspettava.
Adesso voi immaginate di avere un appartamento dentro il quale avete fatto una rete tutta a 1Gbps, cavi, switch, tutti i dispositivi con le porte a 1Gbps e fila tutto liscio come l’olio. Poi avete un giardino e al di là del giardino avete una casetta dove andate a lavorare il legno e ci avete messo uno switch a 100Mbps e un vecchio computer.
Come colleghereste le due zone?
Opzione A:
Una coppia di antenne economiche WiFi a 54Mbps, una in casa e una nella casetta, sapete che la velocità massima per accedere ad Internet dalla casetta sarà 54Mbps, ma non dovete scavare e il costo dell’impianto è gestibile, intorno ai 200€) e in un pomeriggio avete fatto tutto
Opzione B:
Comprate due Switch da 40Gbps con le porte in fibra, fate uno scavo lungo tutto il giardino, passate le fibre e installate i due switch uno a casa e uno nella casetta remota, spendete circa 15.000€, passate una settimana a scavare a e sistemare il giardino per avere una tratta velocissima che non sarà mai usata a piena velocità perché le reti a casa e nella casetta dei lavori sono nettamente inferiori.
Mille parole e una breve (o lunga) lezione sulle reti di dati per dirvi che il nostro Governo ha riaperto la società (update del 17/3/2023: hanno dato l’ok al progetto in CdM) che dovrebbe pensare a realizzare il ponte sullo Stretto di Messina, realizzando in pratica l’opzione B detta prima, per collegare Sicilia e Calabria, due delle regioni con la peggior viabilità in Italia, con un ponte inutilmente ed esageratamente costoso e veloce, di fatto inutile.
Intanto abbiamo le scuole che cadono a pezzi, gli ospedali anche, non abbiamo medici e stanno togliendo i soldi alle famiglie povere.
Schifo, credo sia la parola più azzeccata per tutto questo.
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Per chi non è in anticipo, l’8 di dicembre si avvicina e magari dovete ancora comprare l’albero per svariati motivi.
Noi lo abbiamo comprato nuovo perché quello vecchio era troppo largo a terra e ci occupava troppo spazio, abbiamo dovuto optare per uno slim, di quelli un po’ più spioventi e con il diametro a terra ridotto.
Mettiamo da parte tutta la serie di cose che stanno succedendo all’interno di Twitter in questi giorni e immaginiamo che una mattina ci alziamo e Twitter è morto, non c’è più. Il sito apre su un un errore e nessuna app si aggiorna.
Ok, passata l’incredulità, è il caso di fare i conti con la realtà e capire cosa abbiamo perso e cosa non potremo più fare.
“Seh, morto un Social ne facciamo un altro, anzi, ce ne sono già altri, che problema c’è?”
Mi sono posto qualche domanda e forse di problemi ce ne sono più di uno.
Il primo è che sono scomparsi tutti i vostri contenuti, che avete caricato su una piattaforma che non era vostra e che adesso non esiste più. Spariti come nebbia al sole. Potete farne backup adesso, finché la cosa funziona.
Ma sono spariti i contenuti di tutti gli altri milioni di utenti. Magari contenuti che vi eravate salvati su Twitter tra i preferiti perché erano interessanti. Oppure contenuti che hanno fatto la storia, come video pubblicati in determinati eventi da persone che erano lì proprio in quel momento. Video che attualmente sono ancora ricercabili e che non esisteranno più.
Perdere il contenuto di Twitter vuol dire perdere una enorme parte di quel “Internet non dimentica” perché vi voglio a cercare qualcosa su un social di Mark, anche solo che vi è passato sotto al naso qualche ora fa, è impossibile da ritrovare. Invece quando il tal politico fa un’affermazione in contrasto con una che ha fatto 4 anni fa, una rapida ricerca su Twitter ed ecco che salta fuori l’affermazione. Il mondo resterà parzialmente lobotomizzato, con un pezzo di memoria rimosso.
Spariranno tutte le reti di contatti, tutti quelli che vi seguivano, se non avete dato altri contatti, non vi troveranno più. Tutte le persone che seguivate, anche se le reputavate amiche, se non avete un altro contatto, le avrete perse, soprattutto se le conoscevate solo per nickname. Nell’esportazione c’è il nickname, non altro. Se non volete perdere i contatti con qualcuno, trovate il modo di avere un sistema di contatto di scorta.
Vi renderete conto presto che Mastodon non è una completa alternativa a Twitter. Gli admin delle istanze hanno già iniziato a ricordare che lo spazio non è infinito, che certi tipi di contenuti non si possono caricare e che certi atteggiamenti non sono tollerati, ma anche la dinamica non è la stessa e non si possono fare gli stessi numeri.
I numeri. Pensate a chi con i numeri su Twitter ci aveva fatto del business, sparito il business, dalla sera alla mattina. Eh, anche quelli comprati e fasulli.
Avremmo perso un posto dove, in base ai nostri gusti e scelte affinati nel tempo, arrivavano le informazioni che ci interessavano, dalle nostre fonti preferite e delle quali ci fidavamo.
Ci renderemo conto che affidare tutte queste cose ad una sola entità, che sarebbe poi potuta essere venduta ad un matto, non sarebbe stata poi una grande idea, adesso che è sparito tutto.
E adesso, cosa si può fare?
Tornare da Mark, per me è escluso. Prima o poi farà una fine simile, non perché io sia un chiaroveggente, ma perché il suo grande impegno nel metaverso, lo vedo come una corsa molto costosa verso un muro. Ma non sono un economista, eh?
Andare in Mastodon? Come detto prima, non è la stessa cosa, gli utenti se ne accorgeranno e in breve tempo tornerà ad essere come era prima, un social di nicchia. Senza gli RT con citazione, con le istanze che ti bacchettano se carichi troppi dati e ti dicono di farti la tua a pagamento (devo pagare per un social? ma sei matto?), senza timeline organizzate e senza tutto quello che serve per renderlo attrattivo. È stato fatto apposta così.
Io mi auguro ritornino i feed RSS. Che erano e continuano ed essere la cosa più democratica del mondo digitale.
Se sei una persona che crea contenuti li crei nei tuoi spazi che paghi e mantieni, per questo ci metterai più cura. Chi vuole seguirti si iscrive al tuo feed RSS e legge quello che pubblichi man mano che lo pubblichi.
Senza piattaforme in mezzo
Senza un ordinamento dei feed pianificato, ma solo in ordine cronologico
Senza compravendita di followers
Dimenticavo, non è detto che sia tutto un male, senza Twitter, niente più bot e compagne elettorali manovrate dalla Russia, o almeno, molto di meno. Niente più fake news, credo, molte di meno.
Mi manca già, ma so che ci potremo organizzare in modo diverso.
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Il proprietario di una grande azienda ha detto in pubblico che il software che ha trovato quando è arrivato è lento e ne ha dato motivazione.
Un dipendente di quell’azienda, che lavora proprio in quell’ambito, vista l’esternazione pubblica, ha risposto in pubblico (in tono tutt’altro che sgarbato, direi)
A fronte di questo commento, il proprietario della grande azienda ha licenziato il dipendente, sempre in pubblico.
Non ho preso lo screen dal Social perché il proprietario della grande azienda ha pensato bene di cancellare il tweet.
Il licenziamento è diventato effettivo da lì a poco perché il Mac del dipendente si è bloccato (le grandi aziende hanno i sistemi di gestione del parco PC, non come le piccole aziende che se un dipendente si porta a casa il PC e non lo riposta in azienda è praticamente impossibile riaverlo e bloccarne l’utilizzo)
A questo punto ci sono le due linee di pensiero. Quelli che dicono che i panni sporchi si lavano in famiglie e che il dipendente avrebbe dovuto dire al capo come stanno le cose, ma in privato, sui canali interni aziendali e quelli che dicono che ha fatto bene a rispondere in pubblico visto che la prima segnalazione, evidentemente sbagliata, secondo il dipendente, è stata fatta in pubblico.
Io aggiungerei che un capo che dice una cosa simile del prodotto della sua azienda in pubblico non è un buon capo, anche se è arrivato da poco, anche se si sorvola su tutto quello che ha fatto da tre settimane a questa parte. Entrare in una azienda qualunque e dire ai quattro venti “il prodotto della mia azienda è una merda”, beh, è peggio del dipendente che ti corregge quando dici in pubblico una cosa non vera sul prodotto che non conosci e che non puoi conoscere perché non sei un tecnico e perché sei lì da troppo poco.
Il dipendente sapeva perfettamente a cosa sarebbe andato incontro, secondo me. E lo ha fatto di proposito. Visto che da tre settimane lavora in una azienda dove se dici qualcosa che non piace al capo, anche sui canali interni, vieni licenziato.
Non deve essere affatto piacevole lavorare in una azienda dove se non sei d’accordo col capo, anche se questo non è proprio l’immagine della sanità mentale, rischi di essere lasciato a casa dalla sera alla mattina. Capo che dopo ti prende anche in giro sul Social Network di sua proprietà
Continuo a sperare che una mattina troviamo Twitter spento, Musk con il cerino in mano e con i 44 miliardi di dollari da recuperare in qualche modo.
E mi spiace immensamente per tutti i dipendenti che si trovano in questa spiacevole situazione e quelli che sono stati lasciati a casa.
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Dall’avvento di Musk in Twitter girano liste di cose da fare per mettere al sicuro propri account, pare, prima della catastrofe. Queste liste sono fatte pressapoco così.
Fare download dei propri dati
Cancellare i DM, soprattutto quelli con dati “sensibili”
Attivare l’autenticazione a due fattori
Rimuovere la geolocalizzazione
Impostare “no” sulla condivisione dei propri dati
Tutto questo, come se fossero il paracadute per la salvezza da Musk. Vorrei analizzarli un attimo
Fare il download dei propri dati
Twitter è un servizio gratuito dentro il quale si mettono moltissimi dati, scrivendo testi, caricando contenuti multimediali, indicando chi seguiamo, chi blocchiamo e via dicendo. Tutte queste informazioni sono all’interno di server che non sono nel nostro controllo e che potrebbero sparire dal un giorno all’altro. Vale per ogni servizio cloud che usiamo, gratuito o a pagamento che sia. Lo avete fatto per i vostri dati sui social di Mark? O per i vostri dati nei servizi cloud dove mettete i vostri file importantissimi o dai vostri password manager? Lì non c’è Musk, ma dovreste farlo lo stesso, regolarmente. E tenere questi backup al sicuro. Per Twitter si fa da qui: https://twitter.com/settings/download_your_data
Cancellare i DM
Questa è una delle cose più assurde della lista. iDM in Twitter sono sempre stati senza crittografia Ent to End, vuol dire che sui server di Twitter il loro contenuto è in chiaro. Chiunque abbia accesso ai server dove transitano può vedere mittente, destinatario e contenuto. Cosa che succede su Telegram, a meno che non abbiate fatto una chat riservata, ma non su Whatsapp e su Signal. Questo significa che già di principio non avreste dovuto mandarvi messaggi con riservatezza di un certo tipo. Cancellarli adesso non vuol dire toglierli dalle disponibilità di Twitter, perché potrebbero averne fatto un backup. Magari anche più di uno. E perché con l’avvento di Musk, non cambiando la tecnologia, adesso dovrebbero essere più a rischio? Qual è il rischio aggiunto? Per i messaggi di un certo tipo, già da prima non avreste dovuto usare Twitter.
Attivare la 2FA
Mi spiace dirvelo, ma arrivate tardi. Musk o no. La 2FA andava attivata prima. La 2FA va attivata su ogni servizio che la prevede, appena vi iscrivete, non solo se il capo di un certo servizio è il diavolo in persona. Magari, se è il diavolo, cancellate l’account e ve ne andate. Con la 2FA non impedite a chi sta nel backend, dove si fa manutenzione, di accedere al vostro account.
Rimuovere la geolocalizzazione
Questa potrebbe essere l’unica mossa ragionevole. Non voglio più fornire i miei dati di localizzazione in tempo reale ad una azienda che è diventata maligna. Il capo è maligno. Che se ne fa dei miei dati della localizzazione? Li potrebbe vendere? A chi? In che posizione potrebbe mettermi? Che domande vi siete fatti prima di pensare a questo? Vi siete anche chiesti a chi altri date la vostra posizione? Prima di fare le cose di impulso fermatevi e riflettete.
Impostare no alla condivisione dei dati
Boh, questa opzione è quella che tipicamente nei fogli privacy mettiamo no a meno che il foglio non esca già stampato con sì (e allora dovremmo farcelo ristampare). Davvero non capisco cosa cambi con l’avvento di Musk. Pensate piuttosto di andare a rivedere, anche questo è indipendente da Musk, a quante app spazzatura avete dato accesso, quante sessioni avete attive delle quali avete ormai perso traccia, e su quanti dispositivi è attivo il vostro account, tre attività molto più utili. Questi controlli valgono per ogni social.
Twitter sta cadendo a pezzi? Secondo me sì. Facciamo cose furbe, non attività inutili e avventate solo perché le leggiamo in giro.
Verrà il giorno in cui noi, popolazione ricca, benestante e bianca, dovremo lasciare le nostre case, portandoci dietro poche cose scelte in fretta, lasciando tutto quello che abbiamo, per scappare da una guerra, una catastrofe climatica o da altro.
Se non saremo noi, saranno i nostri figli o i loro figli. Ma succederà.
A questo punto ci sarà qualcuno che, durante la nostra fuga, credendosi superiore, ci tratterà come persone reiette.
Ci chiuderanno in prigione e ci tortureranno senza un’accusa o un processo
Ci lasceranno morire lungo la strada, di fame, di freddo, di caldo o annegati.
Se la prenderanno con le persone che impiegheranno i loro soldi, le loro energie e il loro tempo per cercare di salvarci.
Ci tratteranno come cose e non come persone.
Forti del “prima i bambini” divideranno le nostre famiglie per sempre.
Ci rimanderanno a casa nostra, senza immaginare, che casa nostra, quella per la quale noi abbiamo vissuto e lavorato per tutta una vita, non esiste più.
Ci diranno “state a casa vostra, che vi aiutiamo lì” quando a casa nostra non c’è da mangiare, non c’è una casa o c’è chi ci ammazza o ci tortura.
E poi, queste persone, la domenica, andranno nelle loro chiese a pregare il loro dio dicendo che sono state buone, che credono nei valori della famiglia e autoperdonandosi per tutte le nefandezze fatte a noi, che cercavamo solo un luogo sicuro dove stare.
Se il vostro dio esiste, queste cose se le segna e poi ve le farà scontare. Ma dio non esiste, per questo, nel nome di una divinità inesistente voi fate delle cose umanamente deplorevoli a delle persone che hanno come unica colpa quella di essere nati nella parte sbagliata del mondo e di voler cercare di andare nella parte meno sbagliata. E la sera andate a dormire tranquilli, perché siete privi di coscienza, e al suo posto siete pieni di parole e propaganda, utili solo a mantenervi il posto dove siete adesso, perché comodo e redditizio.
L’avvento di quella schifezza di persona in Twitter, unico social che uso (o usavo?) regolarmente, mi ha dato molto da pensare.
Entrare e fare piazza pulita di circa 5000 persone in una settimana fa schifo. Fa schifo per loro, per le famiglie coinvolte, per la copertura assicurativa che non si trovano più dalla sera alla mattina, per il fatto che in un Paese dove se non lavori sei un “reietto” e loro è come se fossero diventati subito tali. Alcuni li ha richiamati, spero che gli abbiano fatto tutti il gesto dell’ombrello. (Bravi)
Avete presente quando si dice “predicare bene e razzolare male”? Bene, l’evento Terra Madre 2022 è stato un esempio perfettamente calzante per questo modo di dire.
L’evento da sempre sponsorizza il cibo sano, prodotto in modo rispettoso per la terra e per le persone che lo producono, da chi coltiva, per tutta la filiera. È un progetto molto interessante di Slow Food ed è in forma di fiera, dove si va e si conoscono produttori che arrivano da ogni parte di Italia e del mondo, con cibo di ottima qualità e rispettoso della terra dalla quale viene prodotto.
Lo slogan di questo 2022 era “Food Regeneration”
Essendo una fiera, di solito veniva fatto in un centro fieristico, come Torino Lingotto.
Quest’anno è stato deciso di farlo in un parco pubblico, nello specifico Parco Dora, un parco ricavato da un’ex area industriale, con un enorme capannone sotto il quale ci sono uno skate park, campi da calcetto, tennis, pallavolo e intorno ci sono prati e alberi.
Qual è la differenza tra fare l’evento in un parco e farlo in un centro fieristico? La principale è che non devi pagare l’esagerato affitto del centro fieristico.
Per questo motivo, a fronte dell’evento programmato dal 22 al 26 settembre 2022, i primi TIR con il materiale per montare i capannoni sono arrivati poco dopo ferragosto. Abito proprio lì vicino, li ho visti.
Se in un centro fieristico inizi ad occupare lo spazio un mese prima, l’affitto è talmente altro che forse non ti puoi permettere di fare l’evento.
Nell’arco di un mese, gli abitanti della zona, abituati ad andare al parco, hanno perso gradualmente l’accesso allo stesso, occupato dai tendoni e da tutto il materiale espositivo.
Nell’ultima settimana prima dell’evento il parco è stato completamente chiuso al pubblico. È rimasta accessibile solo la parte oltre il fiume, meno della metà.
Sono andato alla fiera.
Era dichiarata aperta dalle 10 alle 23.
Ma alle 20 chiudevano tutti gli espositori e rimanevano aperti solo i banchetti dello street food, cosa che non era stata comunicata al pubblico. Parlando con alcuni espositori, loro non sapevano di dover fare 10-23, ma molto di meno.
L’ingresso era gratuito, ma vigilato, per questo, a fronte di un perimetro, malcontato, di 4km, c’erano 3 ingressi, uno dei quali, a caso, veniva trasformato in sola uscita.
Cosa manca al parco rispetto ad un centro fiere? L’energia elettrica.
Così la fiera dedicata al rispetto della Terra era costellata di generatori diesel per alimentare tutti i servizi dell’evento. Tra generatori classici e pali della luce con il generatore dedicato, boh, ne avrò contati tra 15 e 20.
I generatori puzzano e fanno rumore, oltre ad inquinare (ma non potevano attaccarsi a una cabina di Iren?).
Poi noi in città, se abbiamo un’auto diesel che ha più di 6-7 anni non possiamo usarla. Loro 15 generatori a combustione accesi 13 ore al giorno per 5 giorni senza nessun problema.
Potrei sorvolare sugli studenti volontari obbligatori, perché per questi eventi, dove girano una marea di soldi si continua a prendere gente non pagata, definendoli volontari, invece di pagare le persone per il lavoro che fanno, anche fosse indicare dove gettare l’immondizia nelle isole ecologiche per pare la corretta differenziata. Ecco, non ho sorvolato.
Poi la fiera è finita.
Chi lavora in fiera sa perfettamente che si deve smontare alla velocità della luce, sempre per la questione dell’affitto.
Al parco no, chi se ne frega, tanto lo usano solo i cittadini.
Lo hanno smontato tutto in 5 persone, mettendoci 3 settimane.
3 settimane durante le quali il parco è stato parzialmente inagibile perché per motivi di sicurezza non si poteva far correre i bambini vicino ai muletti e dove per 3 settimane non è stata fatta la pulizia, con immondizia sparsa per ogni dove.
Alla fine se ne sono andati, hanno tolto tutte le transenne ed il parco è tornato fruibile.
Senza prati, perché dove c’erano i tendoni, i WC mobili, dove sono passati camion e muletti adesso c’è solo terra brulla con i segni degli pneumatici
Con tutti i buchi dove sono stati piantati i chiodi per i tiranti dei tendoni.
E per l’anno prossimo l’evento è confermato di nuovo a Parco Dora, dove, cari organizzatori, vi consiglio di stendere una colata di cemento al posto dei prati, così se piove i visitatori non si infangano le scarpe e non avete più niente da rovinare
Grazie Slow Food Grazie Comune di Torino Grazie Circoscrizione V di Torino Grazie Regione Piemonte
Ho notato che non è chiaro come calcolare quanto costa tenere acceso un dispositivo. Visto che con il costo della corrente in costante crescita, questa è una cosa sulla quale è necessario porre più attenzione del solito, potrebbe essere interessante sapere, a grandi linee, quanto costa un dispositivo che consuma X e viene usato per Y tempo.
Innanzitutto serve sapere quanto pachiamo la corrente. Questa è la prima cosa difficile. Nel contratto abbiamo il costo della componente energia, che non comprende tutta una serie di altri costi accessori, oltre che l’IVA. Senza andare tanto per il sottile, con l’ultima bolletta in mano fate questa cosa.
Prendete il totale dell’importo da pagare
Togliete l’importo del canone TV che è ben specificato
Dividete l’importo ottenuto per il numero di kWh fatturati
Avete ottenuto quanto pagate, tutto incluso, il singolo kWh
Lo so, ho incluso spese fisse che non variano con il consumo, ma per il nostro conto va bene così
Esempio
Fatturato: 300€
Importo canone TV: 20€
kWh fatturati: 690
(300€ – 20€) / 690kWh 280€ / 690kWh = 0,405€/kWh
Questo è l’importo che useremo per i nostri calcoli
Ogni dispositivo ha un consumo espresso in Watt. Questo è il consumo istantaneo del dispositivo. In fattura, però, viene fatturato il consumo per il tempo, espresso in kWatt Ora (kWh).
Se un dispositivo consuma 500W e sta acceso per 2h dopo le 2 ore avrà consumato 500W x 2h = 1000Wh = 1kWh.
La formula è facile.
potenza impegnata x tempo = energia fatturata
La realtà è che un dispositivo non consuma sempre la stessa energia e soprattutto non consuma quello che è indicato sulla sua etichetta. Sull’etichetta c’è scritto il consumo massimo al quale potrebbe arrivare. Sull’etichetta energetica invece è indicato un consumo medio in kWh basato su una certa quantità di cicli di utilizzo o di ore di accensione.
Come si fa? Si deve misurare.
Vendono dei dispositivi che si mettono tra la presa a muro e l’elettrodomestico che vogliamo misurare che ci dicono quanto consuma. Vi lascio due link di uno semplice e uno smart (ma lo scopo di questo articolo non è insegnarvi a usarli e configurarli).
Una volta scoperto quanto consuma un dispositivo, dobbiamo capire per quanto tempo rimane acceso nell’anno o nel mese, per scoprire poi quanto consuma e quanto ci costa.
L’esempio più facile è la lampadina. Quando è accesa consuma sempre, ad esempio, 10W. Se io so che questa lampadina la accendo tutte le sere alle 20 e la spengo a mezzanotte, sarà accesa 4h al giorno per tutti i giorni dell’anno.
10W x 4h x 365gg = 14.600Wh = 14,6kWh all’anno
Per sapere quanto costa sulla bolletta, il conto è facile. Si moltiplicano i kWh per il loro costo
14,6kWh x 0,405€/kWh = 5,91€ all’anno
Una TV moderna in stand-by consuma circa 0,5W, ammettendo (semplificando) di non accenderla mai, in un anno consumerà
0,5W x 24h x 365gg = 4.380W = 4,38kWh
Per un costo totale di
4,38kWh x 0,405€/kWh = 2,19€
Per un grande elettrodomestico è più difficile, perché il consumo non è sempre costante durante il ciclo. La lavatrice ad esempio, consuma tantissimo quando scalda l’acqua all’inizio e poi molto meno. Se deve scaldarla a 40 gradi o a 90 fa cambiare considerevolmente il consumo. Con un dispositivo di misura sappiamo, per esempio, che un lavaggio ECO a 40 gradi consuma 0,3 kWh (questo l’ho misurato). Facendo, ipoteticamente 3 cicli per ciascuna delle 52 settimane dell’anno il consumo annuale sarà
0,3kWh x 3 x 52 = 46,8kWh
Pari a un costo di
46,8kWh x 0,405€/kWh = 18,95€
Adesso avete gli strumenti per capire cosa costa circa ogni cosa che accendete, in base a quanto consuma (misuratelo) e per quanto tempo lo usate.
Fate attenzione che i costi cambiano a seconda di quanto pagate la corrente, di mese in mese o di bolletta in bolletta, i contratti sono tutti profondamente diversi, ormai.
Oggi (6 settembre 2022) il Governo, nella figura del Ministro Cingolani (sigh!), ha fatto una lista di cose che ognuno di noi potrebbe fare per risparmiare energia in previsione di questo inverno che sarà un disastro. Si sono svegliati un po’ tardi, eh? Ecco la lista (con qualche mio commento mezzo ironico tra parentesi).
Fare le docce più corte (no, amici, vi dovete LAVARE)
Usare il forno per meno tempo (così le cose vengono poco cotte?)
Usare lavatrice e lavastoviglie a pieno carico (chi non lo faceva prima già era un po’ fesso)
Staccare la TV invece dello stand-by (forse non sa quanto consuma lo stand-by di una TV abbastanza moderna)
Staccare dalla presa gli elettrodomestici quando non sono in uso (comodo, certo)
Abbassare il gas durante la cottura (premesso che funziona solo per la cottura della pasta dopo averla buttata, se si abbassa il gas durante qualsiasi altra cottura se ne allunga il tempo e di solito, non mangiamo solo pasta a pranzo e a cena)
Se avete fretta, questo il riassunto
Lavatevi, magari con acqua tiepida, ma lavatevi, chi puzza fa schifo
Staccare la TV è inutile e le fa male. Spegnetela se non la usate, al bando schermi accesi con lo screensaver (anche del PC)
Lavate panni e stoviglie a bassa temperatura con il ciclo ECO, abbatte drasticamente i consumi. I nuovi modelli, rispetto a quelli di molti anni fa, riducono i consumi fino a 2/3 in meno
Non scaldatevi con sistemi a resistenza elettrica
Provate la Airfryer al posto del forno, meno tempo e consumi meno della metà
Abbassare il gas è inutile, a volte deleterio
Il ferro da stiro consuma un botto, andare in giro stropicciati non ha mai ucciso nessuno
Bene, appurato che sono mediamente tutte fesserie e che, in generale sono tutte cose che nessuno potrà mai controllare, mi permetto, dopo che ho preso un po’ di misure sui consumi di svariati elettrodomestici, di consigliarvi alcune cose da fare per risparmiare in modo da impattare in modo positivo sulla vostra bolletta, anche se nessuno vi controlla. Questo, ovviamente si ribalterà sul fatto che si consuma meno energia, che viene prevalentemente prodotta con il gas, risorsa diventata cara e preziosa.
Ok, prima di ogni cosa, lavatevi. Non smettete di lavarvi e non lavatevi di meno (la gente che puzza fa schifo). Se possibile e avete una caldaia che lo permette, abbassate la temperatura dell’acqua calda, magari lavatevi senza mettere la levetta del miscelatore tutto verso l’acqua bollente. Per gli uomini che si radono con la lametta/rasoio si può riempire una scodella di acqua tiepida e radersi senza acqua calda corrente.
Un televisore moderno in stand-by consuma mezzo watt. Sull’anno sono circa 4,5kWh, con un costo lordo di 0,40€/kWh (varia a seconda del vostro contratto) costa 1,80€ all’anno. Davvero? Siamo sicuri che fa la differenza? Un appartamento medio consuma circa 6-10kWh al giorno, che fanno 2.200-3.650kWh all’anno. Davvero, lo standby non fa differenza. Fa differenza se a furia di staccare e riattaccare corrente alla TV la rompete. Fa la differenza spegnerla tutte le volte che non la si usa invece di far intervenire il salvaschermo, ad esempio. La stessa cosa vale per il monitor del computer, al bando il salvaschermo, se non siete davanti al PC, mandate il monitor in stand-by
Avete una vecchia TV (magari di 10-12 anni) e un decoder? Fatti i dovuti conti di consumo, vi conviene portarli all’ecocentro e prendere una TV nuova che consuma di meno della somma dei due vecchi e rientrate della spesa in qualche anno, oltre ad avere uno schermo molto più bello. Lo so si devono fare i conti con il portafogli, ma è una cosa da sapere.
Parliamo della lavatrice. La parte che consuma tanta energia è scaldare l’acqua. Smettete di lavare le cose a 90°C e lavatele a 40°C. Ecco che la cosa cambia. I panni vengono bene lo stesso, si sciupano di meno e consumate la metà. Se ne avete una vecchia di più di 10-15 anni potreste pensare, anche qui, facendo i dovuti conti, a cambiarla. La mia vecchia lavatrice economica, per un lavaggio standard a 40°C consumava 1,2kWh. Quella che ho preso l’anno scorso, con il ciclo ECO, più lungo a temperatura sensibilmente più bassa, per un ciclo consuma 0,4kWh. Due conti facili. Se faccio 3 cicli a settimana, con la vecchia consumo 187 kWh in un anno, con la nuova 63kWh. Sempre a 0,40/kWh il risparmio è di 50€ all’anno. Altro che 2€ dello stand by della TV. Consuma anche molta meno acqua. Vale la pena cambiarla? È una cosa alla quale dovete pensare voi. (fa anche molto meno rumore)
La stessa cosa vale per la lavastoviglie. Fate il ciclo ECO. Ci mette di più, usa l’acqua a temperatura più bassa e consuma molto di meno degli altri cicli. Anche qui, gli elettrodomestici moderni, consumano meno della metà di quelli più vecchi. Ricordate, comunque, che lavare a mano i piatti di un ciclo della lavastoviglie a pieno carico, consuma più acqua e molto, moltissimo gas, se avete la lavastoviglie, usatela.
Se volete metodi alternativi ai termosifoni per scaldarvi, fatelo per voi, non usate niente di diverso dal sistema a pompa di calore. Tutto quello che funziona a resistenza vi ammazza il portafogli. Per fare un facile esempio il termoventilatore che scalda in pochi minuti il bagno al mattino e alla sera consuma 2000W, se lo usate 2h al giorno per i 4 mesi più freddi fa un totale di 480 kWh, quasi 200€ in un anno. Se avete questi mostri metteteli in cantina e non usateli mai più.
Il forno. Se una pietanza cuoce in 40 minuti a 230°C non si può fare diversamente, ci va quella temperatura e quel tempo. L’unica alternativa è non cuocerla e fare altro. Anche qui vale la regola che un vecchio forno consuma di più, ma la soluzione per risparmiare davvero un sacco di energia è spegnere il forno e usare la Airfryer. Che è un fornetto ventilato piccolo e potente. Senza scendere troppo nel dettaglio. Se per fare pollo e patate per 2 con il forno normale ci va circa 1h per un consumo indicativo di 2 kWh (li ho misurati), nella Airfryer ci va la metà del tempo e visto che consuma anche di meno, il consumo totale è di circa 0,6 kWh. Una Airfryer costa 130€, un pensiero credo si possa fare. Questo consiglio è molto valido se siete in due. In 4 diventa un po’ più complicato.
Passiamo ai fornelli. Per cuocere la pasta, la grande energia è portare l’acqua a ebollizione. Se abbassate la fiamma ci va più tempo, se la abbassate troppo non bollirà mai, sprecando gas. Vero, dopo che avete buttato la pasta, per quei 5-13 minuti potete abbassare la fiamma o anche spegnerla in certe situazioni e la pasta verrà cotta lo stesso. Ma in genere non mangiamo pasta 2 volte al giorno tutti i giorni. E non mangiamo pasta scondita. Il gas serve anche per fare il condimento. E se il ragù deve pippiare 4h, il fuoco sotto deve essere quello giusto, se no non cuoce. Per le altre pietanze, qualunque esse siano, se il tempo di cottura è quello e la fiamma deve essere ad un certo livello non si può barare, se la tenete troppo bassa o cuociono in più tempo o vengono male. Pensate a un pezzo di carne che deve fare la reazione di Maillard e fare la crosticina, se la padella non è bel calda, non la farà. E ricordate che l’induzione non è la soluzione a tutti i mali. Sì, l’acqua, consumando 4500W, bolle in 40”, ma la pasta per cuocere ci metterà sempre 5-13 minuti, il sugo dovrà pippiare sempre 4h e l’arrosto dovrà stare in pentola tutte le sue ore.
Voi sapete che il ferro da stiro consuma costantemente 2000W? Stirare 3h per 2 volte a settimana incide sulla bolletta per 624kWh, pari a 250€ all’anno. Io sono del partito “stropicciato non fa male a nessuno” e da tempo stendo e piego il meglio possibile jeans, t-shirt e felpe, così da stirare il meno possibile. Ridurre anche solo della metà è un bel colpo, ci sta una cena per due in un bel ristorante.
Risparmiare si può. Stare attenti è un dovere civico per la bolletta, per il portafogli, per la società intera. Lo è ora come lo era prima (ok, adesso lo è un po’ di più). Lo spreco di energia è sempre una pessima cosa. Spegnete le luci delle stanze dove non ci siete, non esagerate con le temperature in casa, fate la guerra in condominio per abbassare la temperatura del riscaldamento centralizzato. Facciamo le cose giuste e non le fesserie, ecco, solo questo.
Ah, giusto per non scordarvelo. Non limitate le docce, LA-VA-TE-VI.
Un ultimo consiglio elettrico che vale per quasi ogni dispositivo. Continuare a attaccarlo e staccarlo dalla corrente mette sotto stress la componentistica interna quando lo riattaccate. Magari non succede niente, magari si rompe o si rovina. Non vale la pena rischiare, no?
E se volete sapere come si calcola il consumo elettrico di un dispositivo, c’è un post dedicato, facile facile
Dopo molti anni a fare il sistemista, quella strana figura che in azienda fa tutto, dai server, ai PC, al Bluetooth del telefono con la macchina del Direttore Generale, avevo raggiunto una fase che mi diceva di cercare una nuova via, soprattutto perché, seppur essendo il papà di ogni oggetto IT all’interno dell’azienda dove stavo (infrastruttura server, rete, WiFi, VPN, PC client, …), essere l’unica persona che chiamavano per ogni minimo problema, sempre, iniziava ad essere antipatico.
Un giorno, un amico mi fa notare un annuncio di una grande (ma grande davvero, eh!) azienda che cerca un tecnico di datacenter in Torino.
Tecnico di datacenter di una grande azienda vuol dire due cose importanti:
Avere a che fare con i server e basta, cosa molto specializzata e verticale, senza più dover gestire tutto il resto, sopratutto gli utenti.
Essere all’interno di una realtà molto strutturata, talmente strutturata che sì, conto sicuramente di meno, ma che quando esco ci sarà qualcuno che sa fare le stesse cose che faccio io. Anche quando sono malato o in ferie.
Ma la grande azienda non è italiana.
E io non ho il Curriculum scritto in inglese.
Valentina, letto l’annuncio mi dice “ehi, guarda che stanno cercando esattamente te, scrivi ‘sto Resume in inglese e invialo. Subito.”
In 3h ho fatto e ho inviato.
Sapete com’è. Mandi il CV e questo cade in un buco nero. Esiste un enorme buco nero, più grande di quello che hanno trovato all’interno della Via Lattea, dove vanno a finire tutti i CV che si inviano agli annunci trovati su Internet (non è vero: il mio primo lavoro in IT l’ho trovato rispondendo a un annuncio su Yahoo lavoro nel 2001)
E invece. A inizio novembre mi scrive una gentile ragazza da Dublino, per fissare una call conoscitiva. Ehi! Davvero! Da quella un colloquio tecnico, poi un altro, poi ancora e sono arrivato così a 6 colloqui, tutti online, in ambito reti, Linux, Windows e hardware. Tutto in Inglese, eh! Anche uno relativo a come e quanto fossi compatibile con l’azienda.
Passano le feste, cambia l’anno e a metà gennaio mi chiama un numero con prefisso +353 che mi fa grandi congratulazioni perché sono stato scelto per il ruolo di tecnico di datacenter in Torino. Mi fa elenco dei benefit e mi dice che mi manderà il contratto da firmare.
Ok, lo devo dire. Non ci credevo. Ci ho messo un po’ a rendermene conto. Anche mentre firmavo il contratto, mentre accedevo al pannello dell’onboarding, mentre davo le dimissioni. No, non poteva essere vero.
Dal primo novembre sono passati 7 mesi. Di cui 4 di preavviso (chi mi segue su Twitter lo sa). Oggi inizio il nuovo lavoro, sono in ansia, non poco e ho già almeno 2 call fissate con il mio nuovo manager, che lavora in Belgio, più una per altre attività.
Da oggi il mio lavoro è tecnico di datacenter per loro, spero di essere all’altezza. Magari ci aggiorniamo tra qualche mese, ma come potrete immaginare non posso sbottonarmi troppo.
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